La relazione tra Grafica e Musica: storia di due mondi in costante dialogo
Esplora la relazione tra grafica e musica, una storia di due mondi in costante dialogo che si influenzano reciprocamente attraverso copertine, poster e visual design
La relazione tra Grafica e Musica: storia di due mondi in costante dialogo
Vi è mai capitato di pensare a un album o a un brano senza che vi venisse in mente la copertina o il videoclip? E ricordando un concerto, tra le prime immagini non c’è la locandina o i visual proiettati sul palco?
Se pensate alla musica pensate a un’immagine.
Le copertine
Entrando in un negozio di dischi siete stati attratti almeno una volta nella vita da un cd o da un lp di un’artista o di una band sconosciuti e osservando con attenzione i dettagli e i colori vi è sembrato di intuire il suono e l’atmosfera dell’album. Ecco, la copertina che avevate tra le mani era riuscita nel suo intento: ha attirato la vostra attenzione e ha tradotto e trasmesso un messaggio, vi ha trasportati nel mondo e nello stile musicale dell’artista o della band di cui doveva raccontare.
Gli inizi
Un tempo i dischi erano contenuti in buste di cartone sottile, marrone o verde, con un foro al centro che permetteva di leggere titoli, nomi degli artisti e il logo della casa discografica. Fu Alex Steinweiss a proporre alla Columbia Records, nel 1938, la produzione degli involucri di cartone per proteggere meglio i vinili e per illustrare il loro contenuto. La prima copertina illustrata è stata creata da lui nel 1940 per il disco “Smash Songs Hit by Rogers & Hart”, del pianista Richard Rogers e del paroliere Lorenz Hart e da quell’anno non si è più fermato: durante la sua attività Steinweiss ha ideato quasi 25.000 copertine, di cui una buona parte è composta con suoi disegni.
Gli anni ‘60
Negli anni ’60, con l’avvento della musica pop, il graphic design ha avuto una grossa spinta, gli esperimenti grafici si fanno sempre più sofisticati e gli stili proposti diventano d’ispirazione per nuove mode e tendenze. Sono gli anni dei manifesti psichedelici californiani, i cui maggiori esponenti Wilson, Griffin, Moscoso e Mouse & Kelley sono in grado di creare immagini visionarie mischiando elementi colti (ad esempio tratti presi dall’art nouveau) a elementi popolari (segni appartenenti al mondo del surf) in un’unica opera grafica; sono gli anni di “Sgt. Pepper Lonely Hearts Club Band” dei Bealtes, realizzata con un fotomontaggio di sagome a grandezza naturale da Jann Haworth e Peter Blake; sono gli anni di “Cheap Trills” dei Big Brothers and the Holding Company con i fumetti di Robert Crumb, a cui si era rivolta Janis Joplin dopo che la Columbia Records aveva rifiutato la prima idea di copertina, in cui i componenti della band sarebbero dovuti essere tutti insieme nudi su un letto gigante; e sono gli anni in cui anche artisti affermati si mettono alla prova con le copertine, come nel caso di Andy Warol per i Velvet Undergound.
Gli anni ‘70
Gli anni ’70 sono gli anni della lotta tra rigore scientifico e stile creativo, tra illustrazione e fotografia. Sono gli anni delle copertine di Roger Dean, che unisce
atmosfere fantasy e new age; delle copertine-ritratti di David Bowie del fotografo Mick Rock; delle copertine dello studio Hipgnosis per i Pink Floid, i Led Zeppelin e i Black Sabath, sempre in bilico tra allucinazioni e realismo, tra freddi paesaggi industriali e campagne fluorescenti. E sono gli anni dell’esplosione del punk, in cui la grafica si fa sfrenata e la spinta creativa porta alla nascita di nuovi fenomeni come le fanzine e porta alla ribalta giovani creativi per il loro stile unico e inconfondibile, come il caso di Neville Brody, che mischia dadaismo, futurismo e costruttivismo nelle copertine dei Kraftwerk.
Gli anni del digitale
Il passaggio dal vinile al CD ha comportato una rivoluzione nel mondo della grafica. Sin dal primo compact disk pop della storia, The Visitors degli ABBA del 1982, le copertine hanno dovuto modificare la loro impostazione: lo stile e la grafica diventano più semplici e tendono a spostare l’attenzione sul musicista, per creare un’identità forte e immediatamente riconoscibile.
Una nuova spinta viene data dalla musica elettronica e da etichette sperimentali come la Warp Record e dalla scena techno berlinese, che iniziano a sperimentare nuovi linguaggi visivi sia con i flyer che con le prime proiezioni digitali. Uno degli studi di grafica più importanti di Londra, Tomato, ha come membri due componenti degli Underworld, una famosa band elettronica; e sempre con più frequenza nascono studi specializzati che si occupano di grafica e allestimenti, e che uniscono ideazione e produzione di set per concerti o per eventi sonorizzati. Nei primi anni del 2000 nascono i primi contest dedicati all’arte elettronica e nascono le prime crew di sperimentatori audiovisuali.
Iniziano ad avvicinarsi al mondo dei videoclip anche registi affermati, come Gondry e Cunningham, che si avvalgono della collaborazione di graphic designer per le loro produzioni. In pochi anni un nuovo mondo si fa strada, un linguaggio ibrido, nato dall’incontro tra professionisti di formazione e provenienza diversa e dall’uso di strumenti mai uniti prima: la grafica, in ogni sua forma, dal lettering al collage, si mischia con animazioni, riprese video e suoni, dando vita al mondo della comunicazione multimediale e all’avvento dei cross media.
Specdrums: l’app che unisce musica e colori
Dopo una ricerca durata due anni, un gruppo di studenti dell’Università del Colorado ha sviluppato un applicazione che permette di trasformare i colori in suoni, attraverso l’uso di uno o più anelli intelligenti. Ogni anello contiene un accelerometro, per memorizzare tap e gesture e un sensore per captare i colori, ai quali si possono associare suoni, beat o loop, che verranno riprodotti al contatto con l’anello e che saranno modulati in base alla superficie su cui si agisce.
Specdrums dà anche la possibilità di scegliere tra diversi strumenti o sintetizzatori e può essere connesso con altri software dedicati alla produzione musicale.
Inoltre è uno strumento che, per la sua semplicità e praticità, può essere utile anche alla didattica musicale: è possibile far imparare ai bambini le note attraverso i colori, far comporre canzoni usando strumenti musicali disegnati da loro stessi o suonare insieme agli altri, facendo così un’esperienza di gruppo.
In conclusione si può affermare che esiste una relazione indissolubile tra musica e grafica, un ponte che unisce due mondi distanti e sul cui terreno si sperimenta, si innova e si gettano le basi per l’evoluzione del linguaggio visivo.
Il lavoro dei graphic designer è un valore aggiunto per il mondo della musica, proprio come l’alta qualità di stampa e la comprovata professionalità di Doctaprint sono essenziali per mettere in risalto la bellezza di un lavoro di grafica ben svolto.
Vi è mai capitato di pensare a un album o a un brano senza che vi venisse in mente la copertina o il videoclip? E ricordando un concerto, tra le prime immagini non c’è la locandina o i visual proiettati sul palco?
Se pensate alla musica pensate a un’immagine.
Le copertine
Entrando in un negozio di dischi siete stati attratti almeno una volta nella vita da un cd o da un lp di un’artista o di una band sconosciuti e osservando con attenzione i dettagli e i colori vi è sembrato di intuire il suono e l’atmosfera dell’album. Ecco, la copertina che avevate tra le mani era riuscita nel suo intento: ha attirato la vostra attenzione e ha tradotto e trasmesso un messaggio, vi ha trasportati nel mondo e nello stile musicale dell’artista o della band di cui doveva raccontare.
Gli inizi
Un tempo i dischi erano contenuti in buste di cartone sottile, marrone o verde, con un foro al centro che permetteva di leggere titoli, nomi degli artisti e il logo della casa discografica. Fu Alex Steinweiss a proporre alla Columbia Records, nel 1938, la produzione degli involucri di cartone per proteggere meglio i vinili e per illustrare il loro contenuto. La prima copertina illustrata è stata creata da lui nel 1940 per il disco “Smash Songs Hit by Rogers & Hart”, del pianista Richard Rogers e del paroliere Lorenz Hart e da quell’anno non si è più fermato: durante la sua attività Steinweiss ha ideato quasi 25.000 copertine, di cui una buona parte è composta con suoi disegni.
Gli anni ‘60
Negli anni ’60, con l’avvento della musica pop, il graphic design ha avuto una grossa spinta, gli esperimenti grafici si fanno sempre più sofisticati e gli stili proposti diventano d’ispirazione per nuove mode e tendenze. Sono gli anni dei manifesti psichedelici californiani, i cui maggiori esponenti Wilson, Griffin, Moscoso e Mouse & Kelley sono in grado di creare immagini visionarie mischiando elementi colti (ad esempio tratti presi dall’art nouveau) a elementi popolari (segni appartenenti al mondo del surf) in un’unica opera grafica; sono gli anni di “Sgt. Pepper Lonely Hearts Club Band” dei Bealtes, realizzata con un fotomontaggio di sagome a grandezza naturale da Jann Haworth e Peter Blake; sono gli anni di “Cheap Trills” dei Big Brothers and the Holding Company con i fumetti di Robert Crumb, a cui si era rivolta Janis Joplin dopo che la Columbia Records aveva rifiutato la prima idea di copertina, in cui i componenti della band sarebbero dovuti essere tutti insieme nudi su un letto gigante; e sono gli anni in cui anche artisti affermati si mettono alla prova con le copertine, come nel caso di Andy Warol per i Velvet Undergound.
Gli anni ‘70
Gli anni ’70 sono gli anni della lotta tra rigore scientifico e stile creativo, tra illustrazione e fotografia. Sono gli anni delle copertine di Roger Dean, che unisce
atmosfere fantasy e new age; delle copertine-ritratti di David Bowie del fotografo Mick Rock; delle copertine dello studio Hipgnosis per i Pink Floid, i Led Zeppelin e i Black Sabath, sempre in bilico tra allucinazioni e realismo, tra freddi paesaggi industriali e campagne fluorescenti. E sono gli anni dell’esplosione del punk, in cui la grafica si fa sfrenata e la spinta creativa porta alla nascita di nuovi fenomeni come le fanzine e porta alla ribalta giovani creativi per il loro stile unico e inconfondibile, come il caso di Neville Brody, che mischia dadaismo, futurismo e costruttivismo nelle copertine dei Kraftwerk.
Gli anni del digitale
Il passaggio dal vinile al CD ha comportato una rivoluzione nel mondo della grafica. Sin dal primo compact disk pop della storia, The Visitors degli ABBA del 1982, le copertine hanno dovuto modificare la loro impostazione: lo stile e la grafica diventano più semplici e tendono a spostare l’attenzione sul musicista, per creare un’identità forte e immediatamente riconoscibile.
Una nuova spinta viene data dalla musica elettronica e da etichette sperimentali come la Warp Record e dalla scena techno berlinese, che iniziano a sperimentare nuovi linguaggi visivi sia con i flyer che con le prime proiezioni digitali. Uno degli studi di grafica più importanti di Londra, Tomato, ha come membri due componenti degli Underworld, una famosa band elettronica; e sempre con più frequenza nascono studi specializzati che si occupano di grafica e allestimenti, e che uniscono ideazione e produzione di set per concerti o per eventi sonorizzati. Nei primi anni del 2000 nascono i primi contest dedicati all’arte elettronica e nascono le prime crew di sperimentatori audiovisuali.
Iniziano ad avvicinarsi al mondo dei videoclip anche registi affermati, come Gondry e Cunningham, che si avvalgono della collaborazione di graphic designer per le loro produzioni. In pochi anni un nuovo mondo si fa strada, un linguaggio ibrido, nato dall’incontro tra professionisti di formazione e provenienza diversa e dall’uso di strumenti mai uniti prima: la grafica, in ogni sua forma, dal lettering al collage, si mischia con animazioni, riprese video e suoni, dando vita al mondo della comunicazione multimediale e all’avvento dei cross media.
Specdrums: l’app che unisce musica e colori
Dopo una ricerca durata due anni, un gruppo di studenti dell’Università del Colorado ha sviluppato un applicazione che permette di trasformare i colori in suoni, attraverso l’uso di uno o più anelli intelligenti. Ogni anello contiene un accelerometro, per memorizzare tap e gesture e un sensore per captare i colori, ai quali si possono associare suoni, beat o loop, che verranno riprodotti al contatto con l’anello e che saranno modulati in base alla superficie su cui si agisce.
Specdrums dà anche la possibilità di scegliere tra diversi strumenti o sintetizzatori e può essere connesso con altri software dedicati alla produzione musicale.
Inoltre è uno strumento che, per la sua semplicità e praticità, può essere utile anche alla didattica musicale: è possibile far imparare ai bambini le note attraverso i colori, far comporre canzoni usando strumenti musicali disegnati da loro stessi o suonare insieme agli altri, facendo così un’esperienza di gruppo.
In conclusione si può affermare che esiste una relazione indissolubile tra musica e grafica, un ponte che unisce due mondi distanti e sul cui terreno si sperimenta, si innova e si gettano le basi per l’evoluzione del linguaggio visivo.
Il lavoro dei graphic designer è un valore aggiunto per il mondo della musica, proprio come l’alta qualità di stampa e la comprovata professionalità di Doctaprint sono essenziali per mettere in risalto la bellezza di un lavoro di grafica ben svolto.